mercoledì 7 dicembre 2011

Il cuore e dintorni...

Il cuore e il miocardio

 

Il cuore è un organo cavo di natura muscolare, localizzato nella cavità toracica in una zona centrale chiamata mediastino. Le sue dimensioni sono simili a quelle del pugno di un uomo; il suo peso, in un individuo adulto, si aggira intorno ai 250-300 grammi.
Ha una forma grossolanamente conica ed il suo asse è diretto in avanti e verso il basso, in questo modo il ventricolo destro viene a trovarsi un po' più in avanti rispetto a quello sinistro. Il cuore è rivestito esteriormente da una membrana sierosa, chiamata pericardio, che lo fissa inferiormente al centro frenico del diaframma e lo avvolge, isolandolo e proteggendolo dagli organi vicini.
Interiormente il cuore è suddiviso in quattro cavità (o camere) distinte, due superiori e due inferiori, chiamate, rispettivamente, atri e ventricoli. Sulla faccia esterna si possono riconoscere delle linee, chiamate solchi, che segnano il confine tra atri e ventricoli (solco coronario o atrioventricolare), tra i due atri (solchi interatriali) e tra i due ventricoli (solchi longitudinali).
Internamente esistono due setti, chiamati setto interatriale e setto interventricolare, che dividono il cuore in due metà distinte. La loro funzione è quella di impedire qualsiasi tipo di comunicazione tra i due atri e tra i due ventricoli.
Tra gli atri ed i ventricoli esistono invece due valvole, a destra la tricuspide e a sinistra la bicuspide o mitriale che permettono il passaggio del sangue in un unica direzione e cioè dagli atri ai ventricoli.
Rispettivamente dal ventricolo sinistro e dal ventricolo destro si dipartono l'arteria aorta e l'arteria polmonare, ed altre due valvole, aortica e polmonare regolano il passaggio del sangue fra i ventricoli ed i suddetti vasi.
Nell'atrio destro sboccano tre vene: la vena cava superiore, la vena cava inferiore e il seno coronario, che porta il sangue refluo dalle arterie coronarie. Nell'atrio sinistro confluiscono, invece, le vene polmonari, che trasportano il sangue ossigenato di ritorno dai polmoni. 

Il Miocardio
Buona parte della massa cardiaca è costituita da un tessuto muscolare striato, chiamato miocardio, a sua volta formato da cellule dette miociti cardiaci. Le proprietà anatomiche, metaboliche e biochimiche delle cellule miocardiche, sono per certi aspetti comparabili a quelle presenti negli altri tipi di tessuto muscolare (liscio e striato volontario). Analogamente alla muscolatura liscia, che controlla i movimenti involontari degli organi interni (bronchi, utero, tubo digerente, vasi sanguigni ecc.), le cellule cardiache sono piccole e mononucleate.
Come il muscolo scheletrico, il miocardio ha nel sarcomero la sua unità funzionale. Con esso condivide anche la striatura ed i meccanismi di contrazione.
Grazie all'abbondante presenza di mitocondri, la capacità del muscolo cardiaco di estrarre l'ossigeno dal sangue è nettamente superiore rispetto agli altri tessuti. Già a riposo il cuore estrae circa il 70-80% dell'ossigeno contenuto nel sangue arterioso, più del doppio rispetto alla quantità estratta dalle altre cellule dell'organismo. In risposta ad un impegno fisico intenso, le aumentate richieste energetiche del cuore possono quindi essere soddisfatte soltanto attraverso un incremento del flusso sanguigno all'interno delle arterie coronarie. In particolare il sistema coronarico può aumentare fino a cinque volte l'apporto di sangue al cuore .
Non a caso il cuore è un organo altamente vascolarizzato  e ogni sua cellula viene irrorata da almeno un capillare.
L'ossigeno è un elemento fondamentale per l'ottimale funzionamento del muscolo cardiaco. A differenza degli altri muscoli striati, il cuore possiede infatti una limitata capacità di trarre energia da processi anaerobici. Se private dell'ossigeno le cellule del muscolo cardiaco muoiono già dopo pochi minuti e, se tale necrosi, chiamata infarto, coinvolge un numero importante di cellule, può essere fatale per l'individuo o comunque causare gravi deficit, dato che le cellule miocardiche danneggiate non hanno capacità di rigenerarsi.
Lo spessore del miocardio varia fra atri e ventricoli; le pareti del cuore si inspessiscono a livello del ventricolo sinistro, che per spingere in circolo il sangue durante la sistole, ha bisogno di una contrazione muscolare intensa.
Come tutti i muscoli, anche il cuore si contrae in risposta ad uno stimolo elettrico. A differenza di questi, il miocardio è però in grado di generare autonomamente lo stimolo alla contrazione, grazie alla presenza di un particolare elemento anatomico, detto nodo seno atriale. Da questa struttura, ricca di cellule pace-maker, si propagano ondate di impulsi elettrici che, raggiungendo le cellule muscolari cardiache, generano e regolano il battito cardiaco. La trasmissione degli impulsi e la successiva contrazione miocardica non è un evento casuale, ma regolato in modo tale da generare il cosiddetto ciclo cardiaco.
Benché il cuore abbia capacità contrattile autonoma, essa è comunque influenzata dall'attività del sistema nervoso che regola la frequenza cardiaca in base alle mutevoli esigenze dell'organismo. L'attività cardiaca è sottoposta a due influenze antagoniste: il cuore riceve infatti afferenze dal sistema ortosimpatico, che accelera il battito cardiaco, e del nervo vago (nervo cranico facente parte del sistema parasimpatico) che rallenta il ritmo di eccitazione del miocardio.
Per trarre l'energia necessaria alla contrazione cardiaca, il cuore ricorre soprattutto dall'ossidazione degli acidi grassi. Può inoltre utilizzare anche glucosio, acido lattico e corpi chetonici.

Il cuore di un atleta

Il cuore di un atleta è ben diverso da quello ingrandito di un paziente cardiopatico. Il cuore, con le sue pareti ispessite (come conseguenza di un prolungato esercizio fisico) presenta un tipo di miosina a maggiore attività ATPasica, e la sua vascolarizzazione di tipo coronarico è migliore; migliore è quindi anche lo stato di nutrizione delle cellule.
Il maggiore contributo dell'aumento del volume del cuore, è dato soprattutto dalla dilatazione delle quattro camere cardiache (atri e ventricoli).
I principali adattamenti che si realizzano quando parliamo di cuore d'atleta possono essere così riassunti:

- bradicardia (dovuta, in parte all'abbassamento della frequenza intrinseca del segnalassi, in parte ad una diminuzione del tono simpatico);
- aumento della riserva coronarica (cioè della capacità del circolo coronarico di aumentare il flusso ematico in conseguenza dell'attività fisica);
- incremento del calibro delle arterie e delle vene a livello del circolo periferico.

Alcune malattie del cuore

ANGINA PECTORIS: letteralmente ” costrizione del petto “, caratterizzata da crisi dolorose localizzate nel petto dovute a insufficiente irrorazione sanguigna del cuore. Colpisce con più frequenza gli uomini sui 40-50 anni, soprattutto se fumatori e sottoposti a stress. Le crisi, dolorose e accompagnate da fame d’ aria e senso di forte oppressione al petto, sono solitamente di breve durata (pochi minuti), ma nei casi gravi possono portare all’ infarto miocardico.
CURA ANGINA PECTORIS: è sempre consigliata l’ adozione di una serie di norme igienico-dietetiche (come cambiamenti nello stile di vita e nell’ alimentazione, sospensione completa del fumo) accanto a terapie farmacologiche specifiche.
ARITMIE: ogni contrazione con cui il cuore pompa sangue (sistole) è provocata da un impulso elettrico; se l’ impulso è alterato c’è un’ irregolarità nel ritmo: battito prematuro, accelerazione della frequenza, rallentamento del battito cardiaco. L’ efficienza del cuore diminuisce perchè le aritmie impediscono o compromettono il normale funzionamento della pompa cardiaca.
CURA ARITMIE: terapie farmacologiche o, nei casi gravi, impianto di uno stimolatore (pace-maker) o di un defibrillatore.
ARTERIOSCLEROSI: è la perdita di elasticità di un’ arteria; colpisce le pareti interne delle arterie su cui si depositano colesterolo, trigliceridi e si formano delle placche (ateromi) che restringono il vaso e riducono l’ afflusso di sangue. I rischi per la salute dovuti all’ arteriosclerosi sono: angina pectoris, infarto e ictus; dalle placche arteriosclerotiche possono staccarsi dei frammenti (emboli) che entrano in crcolo e provocano danni.
CURA ARTERIOSCLEROSI: oltre a una dieta ipocalorica e ipolipidica, trattamento farmacologico e nei cai gravi cure chirurgiche (angioplastica e interventi di bypass).

Sito da cui è stata tratta la ricerca: http://www.my-personaltrainer.it/   


                                                                          

 

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