La storia del Giro d’Italia ha inizio nel lontano 13 maggio 1909.
E’ in una poetica quanto convulsa Milano d’inizio secolo, più precisamente da Piazzale Loreto, che una manciata di 127 ciclisti, alle 2:35 della mattina, hanno dato vita ad una delle più belle e longeve manifestazioni nella storia del ciclismo.
Di quei pionieri solo 49 atleti terminarono i 2448 Km delle otto tappe previste.
A dispetto di tutti i pronostici e di tutti gli scettici, che davano già per scontata la vittoria della kermesse da parte di uno dei tanti ciclisti transalpini partecipanti, è stato il muratore di Induno Olona, Luigi Ganna, a far proprio il primo posto ed il ricco montepremi di 5.325 lire.
E’ in una poetica quanto convulsa Milano d’inizio secolo, più precisamente da Piazzale Loreto, che una manciata di 127 ciclisti, alle 2:35 della mattina, hanno dato vita ad una delle più belle e longeve manifestazioni nella storia del ciclismo.
Di quei pionieri solo 49 atleti terminarono i 2448 Km delle otto tappe previste.
A dispetto di tutti i pronostici e di tutti gli scettici, che davano già per scontata la vittoria della kermesse da parte di uno dei tanti ciclisti transalpini partecipanti, è stato il muratore di Induno Olona, Luigi Ganna, a far proprio il primo posto ed il ricco montepremi di 5.325 lire.
E’ cominciata così, con un pizzico di sorpresa e con una bella favola dettata dal sacrificio, l’avventura di una delle più importanti manifestazioni nella storia di questo sport.
Della kermesse ideata da Armando Cougnet, allora collaboratore della Gazzetta dello Sport, pur essendo cambiate le formule, i punteggi e la metodologia delle gare, è rimasto comunque intatto lo spirito, tanto da riuscire a superare i due eventi bellici che hanno sconvolto l’Europa ed il Mondo intero ed il più attuale e meschino scandalo doping.
L’istituzione della mitica “Maglia Rosa” nel ‘31, in onore della “rosea” Gazzetta? , la creazione del “Gran Premio della Montagna” e nel ‘74 della “Maglia Verde”, la “Maglia Rossa” nel ‘66 sostituita poi dalla “Ciclamino”, che da questa stagione ritornerà ad essere Rossa, e l’introduzione nel ‘76 della “Maglia Bianca”, dall’edizione del 2009 intitolata a Candido Cannavò, sono quindi solo innovazioni tecniche della manifestazione.
Come è stata innovativa, quasi rivoluzionaria, l’introduzione nel 1933 della prima tappa a cronometro, la
Ma l’immortalità del Giro e la sua quasi sacralità gli è stata conferita dai grandi protagonisti, dalle loro storie, dalle vicende quasi epiche che appartengono a questi mostri sacri del ciclismo nazionale ed internazionale.
Stiamo parlando dell’immortale Alfredo Binda che, con i suoi cinque Giri vinti (1925, 1927, 1928, 1929, 1933), è stato certamente tra i più grandi ed indiscussi protagonisti di questa manifestazione. La manifesta superiorità del ciclista di Cittiglio ha indotto gli organizzatori nel 1930, quasi forzando l’ideale sportivo, a pagare lo stesso atleta per non partecipare alla corsa.
Solo altre due leggendarie figure del Giro sono riuscite ad eguagliare il primato di Binda:
il popolarissimo quanto discusso Fausto Coppi (1940, 1947, 1949, 1952, 1953) ed il belga Eddy Merckx (1968, 1970, 1972, 1973, 1974).
Coppi, conosciuto anche come “l’Airone”, è entrato di diritto e in modo indelebile nella storia del Giro anche per gli epici duelli con l’antagonista di sempre, il rude “toscanaccio” Gino Bartali.
Un “duello” d’altri tempi, quello tra i due campioni, che ebbe inizio proprio durante l’Edizione del 1940, quando “l’Airone”, partito come gregario di Bartali, è finito poi col vincere la manifestazione.
Dalla metà degli anni settanta ad oggi si annoverano una serie di avvicendamenti sul gradino più alto del podio: da Saronni (1979 – 1983) ad Indurain (1992-1993) sono molti i ciclisti che sono riusciti ad aggiudicarsi il Giro d’Italia o comunque a lasciare un’impronta indelebile nella storia della “corsa rosa” e nel cuore degli appassionati.
Tra i tanti spicca il “Re Leone”, Mario Cipollini, che, pur non avendo mai vinto un’edizione, detiene il record di vittorie di tappa: 42 tutte in volata.
Dal ‘97 al 2007, compreso, il Giro “parla” solo italiano: Gotti, Simoni, Savoldelli, Cunego, lo sfortunato “Pirata” Marco Pantani e Garzelli faranno propria la manifestazione.
Solo dal 2008, con la vittoria dello spagnolo Alberto Contador, s’interromperà la lunga serie positiva degli atleti del bel paese.
Nel 2009, a ribadire l’internazionalità del Giro, si registra il successo del russo Denis Menchov.
Il Giro del 2010 vede il trionfo di Ivan Basso che, dopo due anni, riporta il tricolore sul gradino più alto del podio.
L’atleta gallaratese dopo aver stravinto la 15a Tappa (Mestre - Monte Zoncolan),lasciandosi alle spalle il campione del mondo in carica Cadel Evans, il 30 maggio 2010 vince la novantatreesima edizione del Giro ripetendo il successo del 2006.
La “corsa rosa” del 2010 sarà anche ricordata per il suo retrogusto amaro perché, se da una parte si festeggia il successo di Basso, dall’altra si piange la dipartita di due grandi amici del giro: il Ct della nazionale Franco Ballerini e l’indimenticabile Raimondo Vianello.
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